mercoledì 18 aprile 2012

Disturbi alimentari... riempire i vuoti non è facile come sulla settimana enigmistica!

Tamara de Lempicka
Uso il riferimento al femminile ma vale altrettanto per chi è portatore di cromosoma XY, o si senta altro da quello che gli è stato assegnato all'origine.

Di fronte a un corpo di donna tondo, di fronte a un corpo di donna spigoloso, il dito indice naturalmente va a giudicare. Non fate no con la testa che non è vero. Io sono stata additata perché oversize, io ho giudicato chi aveva le costole in vista. Perché? È talmente forte la richiesta d'aiuto che arriva da quel corpo, sia esso grasso e fuori taglia o emaciato e magro, che il primo istinto è indicare la fonte di quel disturbo. La persona. Quelle mani e quei piedi però, si sono coperti il viso per la vergogna e hanno corso il più possibile per nascondersi. Per trovar pace mangiando o vomitando, o tutte e due le cose insieme. Evitiamo di fare gli psyco della domenica pomeriggio, evitiamo di sciorinare teorie all'avanguardia lette su Vanity Fair: chi soffre di disturbi alimentari ha i suoi bei fantasmi da gestire e quasi mai, hanno albergo nella frivola società mediatica. Farei anche che esimerci dall'ipotizzare disastri familiari, rapporti non risolti ecc... a meno che non si sia noi stessi portatori di un disagio alimentare, e quindi, forse consci, del perché il cibo domina la nostra esistenza, allora eviterei supposizioni alla Jessica Fletcher. Nemmeno i professionisti, quelli bravi, aprono bocca inutilmente per far film.
Se ci fosse un gruppo di self-help, io sarei una delle partecipanti e mi presenterei così: "Mi chiamo Ragazza di Bottega, ho 35 anni e il cibo è stato un problema. Non mi abboffo più da 6 anni. Mi piace mangiare bene e a volte trasgredisco, ma non cerco più conforto negli alimenti". Come hai fatto? Chettè successo?  Ognuno ha il suo perché, foss'anche un'unghia incarnita, è sempre un perché.  Mi sono rifugiata in quello che mi sembrava una droga facile da reperire. Ma i vuoti non si sono mai colmati. Anzi. Se ne sono aperti di più grandi. Più l'addome aumentava di centimetri più il bisogno di soffocare il mio dolore, cresceva. E il mondo si sa, offre molto per placare l'ansia. Ho provato un po' di tutto, fortunatamente ho avuto l'intelligenza di stare lontana dalle droghe... questo non vuol dire che sesso, rockandroll e fughe dalla realtà, non siano altrettanto tossiche. Oltre a essermi messa addosso un vestito di ciccia pesante, complicato da togliere, ma ce la si fa con l'aiuto di uno bravo, mi sono caricata sulle spalle una valigia di sensi di colpa, di autocondanne e di pene capitali. Alla fine, è stato così semplice rimanere nel mio circolo vizioso di errori e pasticci, che quasi non mi sembrava di viver male. Poi un bel giorno, come nelle favole, successe qualcosa. Mi svegliai a casa dell'Omino dei Cantieri ma non ero sicura di dove fossi, un bell'attacco di panico aveva preso il sopravvento. Era il terremoto di cui avevo bisogno. Da lì in poi gli attacchi di panico sono stati compagni di viaggio per moltissimo tempo, finché trovato quello bravo, sono uscita dal mio nascondiglio e pian piano ho capito dov'ero e cosa stavo combinando. Le condotte errate, l'impotenza appresa, l'ansia e l'overeating sono robe difficili da allontanare, ci vuole calma e sangue freddo e tantissima voglia di farsi il .... Detto questo, ci sono altri compensatori da allontanare da me. Per calmare l'ansia la nicotina è regina, idem il sonno, e il fare compulsivamente qualcosa, ad esempio le pulizie di casa.


Stop. Sei una cicciona a dieta e cucini dolci? Ma che razza di terapia è? Hai una valanga di problemi irrisolti e ne parli, ma chi ti credi di essere?

Cucino dolci per la loro rigorosità, creo qualcosa e scarico l'ansia, quando cucini ti passa la voglia di mangiare e raccontar di sé è il miglior modo per vedere i problemi e affrontarli. Tiè.

3 commenti:

  1. Condivido molto di quello che scrivi. Condivido non nel senso di opinione, ma di vissuto.
    Il coprirsi di corpo per nascondersi altro.
    Il panico come compagno di molti viaggi.
    Il bisogno di rigore altrove, per compensare altri eccessi.
    La cucina come terapia allo stress, perché incredibilmente (a differenza di altrove) spesso, se fai tutto giusto, funziona.
    Ognuno ha la sua strada, sia per entrare nei problemi che per uscirne.
    Grazie per aver condiviso con noi, col tempo si impara che è una forza e non una debolezza.

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    1. Pensavo che nessuno mai avrebbe commentato. Pensavo che come per me è stato difficile scrivere, altrettanto lo sarebbe stato dire... "capisco la situazione". Grazie per la sorellanza. Ho condiviso perché chi prova qualcosa, sia essa una ricetta, o un dolore, fa esperienza ed è importante condividerla... magari si possono dare indicazioni per non sbagliare sempre l'uscita alla rotonda.
      Grazie ancora!

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  2. Grazie di avere condiviso questo. Mi ci sono ritrovata moltissimo.

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