giovedì 26 aprile 2012

Gattinara ululì Nebbiolo ululà, d'amicizia e di rosso.

Alla  nostra
Due amiche. Due bottiglie diverse. Due regali.

La prima, l'Epistemologa, condivide da due anni, con la sottoscritta, banco, matite e caramelle. Lei, oltre a impersonare una delle mie tante Supereroine, è una che ne sa e mi conosce abbastanza bene da farmi un regalo degno di un Tiffany. Decido di andare a trovarla, con la mia famiglia certificata, dove lei si esibisce  e mi offre un accoglienza degna di una regina, a fine incontro, un Trevigne. Questo rosso qui lo produce un'azienda che vorrei nella mia rubrica degli amicistretti, uno di quei rossi che ti fa rinascere l'anima. Commossa per il dono, ringrazio, ma non abbastanza. Tanta la gioia che... me ne vado lasciando il trench investigativo, appeso all'appendiabiti.
Qualche ora dopo... vengo avvisata perché io di mio non me ne ero accorta, e ritorno, seriamente imbarazzata a recuperare la mia sbadataggine. In psyco si dice che... quando si dimentica qualcosa in un luogo è perché tutto sommato ci si sente a casa, in quel luogo. Arrivo, saluto e la Regina del RedOx mi dice: "Solo tu potevi essere la compagna di banco dell'Epistemologa... pensa che per essere sicura che fosse la tua giacca ha fatto un controllo. Ha infilato la mano in una tasca, e tirandone fuori una caramella mi dice: ok, è la sua giacca, queste sono le sue caramelle". L'amicizia è questa roba qui. Mica tante manfrine.


Dopo aver lasciato il RedOx, l'Omino dei Cantieri ed io iniziamo un medioviaggio alla ricerca di nuovi spunti e passando accanto a un cartello stradale esclamo: "La Biondaviaggiatrice è a casa, andiamo".
Un tot di chilometri dopo suono al suo campanello e abbracciandola, le dico: "Posso fare la pipì?". Lei non batte ciglio, i suoi occhioni mi indicano la porta rossa e io vò. Ci vediamo poco, a volte di corsa, ma è come se i chilometri e le avventure non contassero. Si asciuga i capelli e ci fa: "Andiamo". Tra salite, discese, calciatori e anzianotti in bici, raggiungiamo il suo rifugio. Là ad attenderci volti amici, intenti a tramare alle spalle di un impiegato del catasto. Incrocio lo sguardo di uno che sembra saperla lunga e chiedo consigli sul vino da prendere. Lui mi consiglia, mi illustra, mi dice e poi io in segno di assenso ordino. "Non sono il titolare, adesso non c'è ma arriva. Sono un cliente"...
La Biondaviaggiatrice mi guarda con faccia abituata a queste mie improprie sortite. Mi sono fatta riconoscere un'altra volta. Arriva un bicchiere di rosso. Idea interessante, si chiama come me. È valido e con il salame dona decisamente conforto. Chiacchiere, spetegules e qualche confessione. Ma qualcuno l'indomani ha un aeroplano da prendere.
La Biondaviaggiatrice mi regala qualcosa che porta il mio nome.
L'amicizia è questa roba qui.

Quando qualcuno mi dice che l'amicizia tra donne è difficile, io faccio no con la testa. Mi guardo intorno e ringrazio Shiva ogni giorno per avermi permesso di avere intorno femmine magnifiche. Forti e valorose come dei guerrieri e attente come poche sanno essere. Solide e armoniche come un rosso d'annata.
Sono arcifortunata, di avervi intorno. Grazie e alla nostra!

L'inconscio parla... anzi canta!

Ho dovuto prendere una sonora ginocchiata sulla pensilina della stazione per capire...
Rialzandomi da questo duro colpo alle rotule e alla colonna vertebrale nelle orecchie, una canzone :
"When I was younger, so much younger than today, I never needed anybody's help in anyway.

But now these days are gone, I'm not so self assured, Now I find I've changed my mind, I've opened up the doors".
Fa citazioni colte, il mio inconscio. Mi ci è voluto un po' per raccogliere le idee, e arrivare al ritornello dei Fabulous: " Help me if you can, I'm feeling down. And I do appreciate you being 'round. Help me get my feet back on the ground, Won't you please, please help me?
Help? Ah, sì? Non me ne ero accorta. Passato l'autoapprezzamento per la modalità con la quale mi lancio messaggi sottotraccia, mi sono fermata a riflettere mentre cercavo di capire se i jeans erano ancora tutti insieme. Ma la triste verità era ed è che io l'inglese lo conosco malamente e le canzoni ancora peggio. Esse vivono in me in una miscellanea di lallallà, trullallalerò e sciabadà. John e George chiedo umilmente perdono, non rotolatevi troppo! Quindi dolorante torno a casa e mi prendo la briga di cercane il testo, testè sopraccitato (copia e incolla google style).
Help? Eh già! Hai ragione mio caro inconscio. 
L'ultima settimana è stata all'insegna della Grande Riflessione, dei Grandi Perché e dei Grandi Cambiamenti (tutto questo molto interiore). Forse le mie interiorizzazioni non erano state sufficientemente esaustive per il mio Inc. e così mi ci voleva una quasi facciata in terra.
A volte, senza che ce ne si accorga, ci lavoriamo ai fianchi e ci lanciamo messaggi, a volte ben criptati, a volte estremamente palesi... in ogni caso qualcosa facciamo per dare la giusta direzione alle cose.
E qui... la punta dell'ombrello ha fatto il resto, ci sono inciampata e se non fosse stato per i Beatles in sottofondo... avrei fatto fatica a comprendere che è davvero ora di cambiare marcia.
Esco di casa e cerco in rubrica sul telefono Petnoira. "Sono io, ti disturbo tanto? Arrivo".
Per i non alpini, Petnoira vuol dire parrucchiera.
La fase Audrey è ufficialmente iniziata. Ora ho il taglio di capelli giusto: SabrinaPunk, la bici vintage, sei chili in meno e una determinazione nuova.


Un consiglio Psycoletteraio: benché Sigmund Freud, sia ormai datato e per certi versi abbia fatto il suo tempo... è sempre interessante rileggere le sue teorie  sugli atti mancati e i lapsus...

mercoledì 18 aprile 2012

Gli ultimi della Grande Impresa... Cocco e ciliegie candite

A luxury breaks
Questi biscotti sono in assoluto i più buoni e costosi che io abbia mai fatto. Pensavo fosse il cioccolato, un bene di lusso, ma mi sbagliavo, le ciliegie candite, sono i De Beer della pasticceria!
Sono anche un bell'esercizio Zen, l'impasto è di quelli che o li affronti o loro ti affrontano a schiaffoni. E ovviamente la signora Carla non menziona nulla di tutto ciò!
Andiamo và... Cosa serve? 60gr di cocco secco, 90gr di ciliegie candite  tritate finemente (aprirò poi una grande parentesi), 8 ciligie candite tagliate in 4 parti, 125 gr di burro morbido, 150gr di zucchero a velo, 1 uovo grosso,  180 gr di farina bianca, 1 cucchiaio di lievito in polvere. Attrezzatura: ciotola, fruste elettriche, coltellochetaglia, tagliere, carta forno, teglia da forno, cucchiaio, cucchiaino, e santapazienza.
Toglietevi il pensiero e tritate finemente le appiccicosissime ciliegie candite. No mixer, no minipimmer, no altro... solo il coltellochetaglia vi può aiutare. Rimarranno attaccate come l'attaccatutto alla lama, al tagliere, alle vostre mani e a tutto quello che avete intorno a voi. Finemente è una parola grossa... fate quel che potete. Preriscaldate il forno a 200°C. Lavorate il burro con lo zucchero ad alta velocità, quando ha la consistenza cremosa, incorporate, dopo aver ridotto la velocità dell'armamentario, l'uovo poi, la farina, il lievito, il cocco e i rubini appiccicosi. Le solite avvertenze: abbassate la velocità... evitiamo spargimenti di ingredienti anche sulle piastrelle di quella del piano di sotto. Mescolate bene. Ora, l'impasto che avete sotto mano è dei più infimi e traditori che abbiate mai conosciuto. La Sig.ra Carla dice di versarlo a cucchiaiate nella teglia pre ricoperta di carta forno... Beh, provateci. La Scientifica sta ancora facendo i rilevamenti a casa mia. La miscela fa fatica a scendere e se ci date di polso con forza, va a conoscere intimamente gli armadietti del tinello. Soluzione uno: provate a lavorare l'impasto a mo' di quennelles (cercate un tutorial su iutiub, raccontarlo per iscritto è impossibile)... fa molto zen e molto chef d'oltralpe. Il risultato è penoso: pallotte con ciuffo. Soluzione due: prendete l'impasto con un cucchiaino e vi aiutate con il dito a posizionarlo sulla teglia. Soluzione tre: chiamate la mamma! A parte chiamare la genitrice, i metodi uno e due funzionano, male ma funzionano. Mi raccomando, distanziate bene i biscotti l'uno dall'altro: si coalizzano più del dovuto. In forno statico per al massimo 15 minuti. Meglio 12. Quando li toglierete dal forno saranno mollicci. Abbiate fede si rassodano. Quando sono freddi potrebbero non avere una bella forma... io ho fatto così: ho preso degli stampini e li ho ritagliati. Non si potevano guardare tanto erano brutti! Ma con un po' di creatività tutto si aggiusta. La riuscita di questi biscotti mi ha fatto capire che sono in grado di mantenere la calma e la lucidità di fronte a situazioni nuove e impervie come l'assalto dell'impasto attaccatutto e che si può migliorare d'aspetto anche un brutto anatroccolo.

Disturbi alimentari... riempire i vuoti non è facile come sulla settimana enigmistica!

Tamara de Lempicka
Uso il riferimento al femminile ma vale altrettanto per chi è portatore di cromosoma XY, o si senta altro da quello che gli è stato assegnato all'origine.

Di fronte a un corpo di donna tondo, di fronte a un corpo di donna spigoloso, il dito indice naturalmente va a giudicare. Non fate no con la testa che non è vero. Io sono stata additata perché oversize, io ho giudicato chi aveva le costole in vista. Perché? È talmente forte la richiesta d'aiuto che arriva da quel corpo, sia esso grasso e fuori taglia o emaciato e magro, che il primo istinto è indicare la fonte di quel disturbo. La persona. Quelle mani e quei piedi però, si sono coperti il viso per la vergogna e hanno corso il più possibile per nascondersi. Per trovar pace mangiando o vomitando, o tutte e due le cose insieme. Evitiamo di fare gli psyco della domenica pomeriggio, evitiamo di sciorinare teorie all'avanguardia lette su Vanity Fair: chi soffre di disturbi alimentari ha i suoi bei fantasmi da gestire e quasi mai, hanno albergo nella frivola società mediatica. Farei anche che esimerci dall'ipotizzare disastri familiari, rapporti non risolti ecc... a meno che non si sia noi stessi portatori di un disagio alimentare, e quindi, forse consci, del perché il cibo domina la nostra esistenza, allora eviterei supposizioni alla Jessica Fletcher. Nemmeno i professionisti, quelli bravi, aprono bocca inutilmente per far film.
Se ci fosse un gruppo di self-help, io sarei una delle partecipanti e mi presenterei così: "Mi chiamo Ragazza di Bottega, ho 35 anni e il cibo è stato un problema. Non mi abboffo più da 6 anni. Mi piace mangiare bene e a volte trasgredisco, ma non cerco più conforto negli alimenti". Come hai fatto? Chettè successo?  Ognuno ha il suo perché, foss'anche un'unghia incarnita, è sempre un perché.  Mi sono rifugiata in quello che mi sembrava una droga facile da reperire. Ma i vuoti non si sono mai colmati. Anzi. Se ne sono aperti di più grandi. Più l'addome aumentava di centimetri più il bisogno di soffocare il mio dolore, cresceva. E il mondo si sa, offre molto per placare l'ansia. Ho provato un po' di tutto, fortunatamente ho avuto l'intelligenza di stare lontana dalle droghe... questo non vuol dire che sesso, rockandroll e fughe dalla realtà, non siano altrettanto tossiche. Oltre a essermi messa addosso un vestito di ciccia pesante, complicato da togliere, ma ce la si fa con l'aiuto di uno bravo, mi sono caricata sulle spalle una valigia di sensi di colpa, di autocondanne e di pene capitali. Alla fine, è stato così semplice rimanere nel mio circolo vizioso di errori e pasticci, che quasi non mi sembrava di viver male. Poi un bel giorno, come nelle favole, successe qualcosa. Mi svegliai a casa dell'Omino dei Cantieri ma non ero sicura di dove fossi, un bell'attacco di panico aveva preso il sopravvento. Era il terremoto di cui avevo bisogno. Da lì in poi gli attacchi di panico sono stati compagni di viaggio per moltissimo tempo, finché trovato quello bravo, sono uscita dal mio nascondiglio e pian piano ho capito dov'ero e cosa stavo combinando. Le condotte errate, l'impotenza appresa, l'ansia e l'overeating sono robe difficili da allontanare, ci vuole calma e sangue freddo e tantissima voglia di farsi il .... Detto questo, ci sono altri compensatori da allontanare da me. Per calmare l'ansia la nicotina è regina, idem il sonno, e il fare compulsivamente qualcosa, ad esempio le pulizie di casa.


Stop. Sei una cicciona a dieta e cucini dolci? Ma che razza di terapia è? Hai una valanga di problemi irrisolti e ne parli, ma chi ti credi di essere?

Cucino dolci per la loro rigorosità, creo qualcosa e scarico l'ansia, quando cucini ti passa la voglia di mangiare e raccontar di sé è il miglior modo per vedere i problemi e affrontarli. Tiè.

lunedì 16 aprile 2012

Cacao e noci pecan... alla conquista del mondo!

La Fata dice "Questi sono Definitivi".
Se i brownies possono essere da orgasmo, questi biscotti qui possono aprirvi molte porte. L'estetica non lo lascia trasparire ma il croccante delle pecan e il cioccolato in punti inaspettati, fa strage. Nel luogo dove vivo io, o meglio tra noi della famiglia allargata, il termine Definitivo, sta a significare che, uno buono come questo... forse non c'è. La Fata, ha deciso che quelli lo sono e io sono felice, strafelice. Oltretutto sono biscotti che richiedono pochissimo lavoro e poche preoccupazioni. Sono l'alternativa alla The Assassin Cake. E il profumo è davvero speciale. Concediamoci un momento di leggerezza mentale con la preparazione. Cosa ci serve? 125gr di cioccolato fondente tagliato grossolanamente, 100 gr di noci pecan tagliate grossolanamente (l'ho detto io che la sbattita è poca), 125gr di burro moorbido, 100gr di zucchero di canna (Mascovado), essenza di vaniglia (mezza fiala o più), 1 uovo grosso, 200gr di farina bianca, 1 cucchiaino di lievito in polvere. Una ciotola grande, fruste elettriche, cucchiaio di legno, tagliere, coltellochetaglia, carta forno, teglia da forno.
Come al solito... burro morbido, zucchero e vaniglia nella ciotola con le fruste elettriche. Otteniamo cosa? una crema morbida e chiara tipo RobiolaO! Bravi! A parte sbattete l'uovo grosso e poi unitelo al composto, lavoratelo poco. E adesso via con le parti secche: farina e lievito. Abbassate la velocità delle fruste, mi raccomando. Lavoratelo bene. Ora noci e cioccolato, mescolate vigorosamente con il cucchiaio di legno. Adesso, anziché polpette fate delle palline. E che differenza c'è? Nessuna, era per usare un'altra parola!!! Ne dovrebbero uscire una trentina. Importate, lasciate un bel po' di spazio tra una biscotto e l'altro. Questi invadono di brutto. Da pallina diventano dischetti e hanno bisogno di terreno. Il forno va preriscaldato a 180°, statico e quando è pronto inserite le teglie, rivestite da carta forno, nel forno. Ho già detto forno? Fate 12 minuti, al massimo 15, il rischio è che diventino dischi volanti bruciati. Una volta cotti e tirati fuori dal... FORNO... li lasciate raffreddare. Da caldi caldi no, ma appena tiepidi sono una goduria... il cioccolato all'interno è ancora fuso... fate voi, attenti a non scottarvi la lingua.

Biscotti Afgani… piccoli morbidi cioccolatosi sassi

uno tira l'altro

Non lasciatevi fuorviare dall’aspetto e dal titolo. Sono dolcetti sfiziosi magari non per tutte le dentature ma friabili quanto basta per mangiarne due, tre... cinque. Il loro realizzo è semplice, a tratti laborioso con un risvolto positivo, scarica lo stress. Cosa serve? 180gr di burro morbido, 100gr di zucchero semolato, 175 gr di farina bianca, 30 gr di cacao amaro in polvere, 200 gr di corn flakes (ecco l’antistress), 40 gr di cocco secco a scaglie; per la glassa al cioccolato: 150gr di zucchero a velo, 45 gr di cacao amaro in polvere, essenza di vaniglia (mezza fialetta), 2 cucchiai o più di acqua bollente (ma davvero bollente); per la decorazione: 30 gr di noci tritate grossolanamente (secondo antistress). Attrezzatura: ciotola grande, molto grande, fruste elettriche, cucchiaio di legno, teglia da forno, carta da forno, cucchiaino, tagliere, coltello che taglia.
Nella grande ciotola burro e zucchero per creare una crema morbida e chiara, successivamente, con cautela aggiungete farina e cacao. A parte, inizia la stress terapia: frantumate, disintegrate, fate scempio di corn flakes... mettendo in conto che li calpesterete poi,  per una settimana. Aggiungeteli all’impasto e mescolate bene, in modo che diventino parte del composto e poi il cocco. Un consiglio, cocco e corn flakes vanno aggiunti dopo, non fatevi venir fretta e non metteteli con farina e cacao. In mezzo c’è bisogno di amalgama. Perché? Le cose disidratate assorbono una cifra e rischiereste di ottenere un impasto che non sta insieme neanche con la forza. I liquidi presenti in questa ricetta sono quasi nulli, a parte l’acqua contenuta nel burro e quindi… è un vero casino aggiustarla dopo. Fatto l’impasto? Scaldate il forno a 180°, statico e via con la fiera della polpetta. Occhio e croce, se le dimensioni dei vostri bocconcini sarà di una noce, ne dovrebbero uscir fuori 24-25. Rassegnatevi, non è un impasto che socializza e quindi qualche pezzetto di corn flakes scapperà, toglietelo dalla teglia altrimenti farete biscotti fumè. Se riuscite, schiacciate leggermente le polpettine prima di metterle sulla teglia, saranno più gradevoli alla vista e al morso. Evitate dimensioni troppo piccole, il conglomerato finale risulterebbe difficile da masticare anche alla dentiera più resistente. 12 minuti in forno, se non vi sembrano abbastanza dorati arrivate a 15 non di più. Annusate comunque l’aria, il cacao non mente, se inizia a bruciacchiarsi è in grado di comunicarlo. Tolti dal forno li lasciate raffreddare, tanto e bene. Tagliere, noci e coltello: un mix utile se la strage di corn flakes non è riuscita a farvi scaricare del tutto. Nel frattempo preparate la glassa. Nella ciotola mettete lo zucchero a velo, l’essenza di vaniglia, il cacao in polvere e due cucchiai di acqua bollentissima e iniziate a lavorare. Col cucchiaio. Le fruste, con queste quantità non servono a molto, meglio il cucchiaio, si rinforzano i bicipiti, tricipiti e muscoli dell’avambraccio. La consistenza da ottenere è quella della nutella, al massimo un po’ meno densa. Quando i biscotti sono freddi, mettete un cucchiaino o più di glassa al centro di ognuno e poi le noci tritate, a dare un po’ di verticalità al biscotto. Miii, incomincio a raffinare il mio bagaglio pasticcere! Adesso sono pronti.
Il lavoro di glassatura fatelo su un piatto rivestito di carta forno. La glassa cola e appiccica: una volta rivestiti i biscotti, staccateli dalla carta forno e posizionateli su un altro piatto. Una pozza di cioccolato non è bella da servire, anche se è molto buona. E se volete fategli fare un giro in frigorifero… saranno molto più goduriosi.

Streghe cattive parte seconda: un incubo durato 10 anni!

"ti piace studiare... non te ne devi vergognare" VR
Lei è bella. La chiamerò Pelle Tirata. Entrò nella mia vita all'asilo. Mentre io e i miei paffuti codini, cercavamo di risultare simpatici e intelligenti, Pelle Tirata riscuoteva successi solo con grandi sorrisi. Avevo un amichetto, Osolemio, con il quale andavo sull'altalena e mi divertivo. Un giorno Osolemio non mi parla più, o per lo meno non lo fa quando PT (Pelle Tirata) era nei paraggi. Per chiarire la questione, lei si avvicina a me, in un intervallo infantesco e mi fa: "Tu sei brutta". Colpita e affondata.
Primo giorno di elementari. Si dimenticano di me all'appello e vago con Mammamivuoibene per la direzione della scuola in cerca di un posto tra i banchi. Dopo un'ora vengo sistemata in una classe dove tra i banchi spunta PT. Volevo scappare. Passano i mesi e io vengo sempre più isolata dai compagni di scuola, perché di una secchiona non ci si può fidare,  così diceva PT agli altri. Maestrabalilla, in ogni caso, mi metteva in banco con chi era un po' indietro e io con i diversi, incominciavo a sentirmi a mio agio. Una sera, sento Mammamivuoibene che parla ad alta voce al telefono. E si arrabbia. Non avevo combinato nulla, e quindi mi rassereno. Entra in cucina e dice: "Era la mamma di Pelle Tirata che mi chiedeva se potevi andare meno bene a scuola, sai Pelle Tirata non ce la fa a starti dietro... robi da mat!". Gli anni successivi a questo episodio sono stati caratterizzati da prese in giro ed esclusioni ma io avevo il mio gruppo di disadattati.
Primo giorno di medie. Arrivo in classe e c'è PT che vuole addirittura stare in banco con me, ma ringraziandodio all'epoca andavano di moda i banchi singoli. Dieci giorni ed eravamo da capo, PT mi prendeva in giro, diceva cose false, e mi faceva il vuoto intorno. Aveva addirittura rivisitato una canzone: "Non ti fidar di Ragazza di Bottega a mezzanotte...". Piangevo nel bagno sostenuta dalla bidella.   La Profd'italiano decide di mettermi accanto al gruppo degli orfani, dei problematici e dei metallari. Scelta azzeccata, in cambio di un aiuto a scuola mi offrivano protezione e amicizia, ho imparato molto sul mondo dei reietti quale io ero: e sono, malamente, sopravvissuta.
Estate prima del primo giorno di superiori. Mammamivuoibene mi dice: "ah, Pelle Tirata sarà nella tua stessa sezione". Ero pronta per impiccarmi.
Primo giorno di scuola superiore. Pelle Tirata mi aspetta al cancello di scuola e fa la strada con me. Come se fossimo grandi amiche, come se lei non fosse stata il mio carnefice a scuola e nei pomeriggi passati nel cortile delle nostre nonne. Fingo cordialità per evitare rappresaglie. Andavano di moda i banchi a U, non saremmo state compagne di banco. Alle superiori è stato un po' più semplice, anche se i danni ormai erano già stati fatti. Io avevo paura di studiare, avevo smesso. Tanto mi bastava stare attenta. Ero ufficialmente una disadattata ma con la scusa del Grunge Mammamivuoibene non se ne accorse. Dopo un paio di mesi, PT cercava di farmi il vuoto intorno, ma io non ci feci caso, avevo La Miacompagnadibanco (a U), e poi avevo deciso. Nessuno potrà dirmi secchiona, non studio più.
Mi sono diplomata facendo altro, donando il mio tempo al fare esperienza, a provare a vivere lontano dallo studio. Ho sempre letto tantissimo ma PT su questo non aveva potere.
Adesso nutro pena per quella creatura che è PT, aveva più problemi lei di me, forse. Di certo dovrei chiederle i danni perché la paura di studiare mi è rimasta, e ancora oggi a retaggio del passato, ho l'ansia ogni qualvolta mi avvicino a un testo e per una che vuol diventare psycoprofessionale è un bel casino. Ansia a ogni copertina!
Per anni mi sono nascosta da lei, al mercato mi accucciavo sotto le bancarelle, al supermercato dietro gli scaffali, sul viale dietro gli alberi. Una vita d'angoscia. Ora non la vedo più, forse è stata risucchiata dalla sua stessa problematicità ma se la dovessi incontrare... beh, forse l'abbraccerei forte, forte, forte, forte... compromettendole la piccola cassa toracica e le direi: "spero tu abbia risolto i tuoi problemi mentali... torna a respirare, va là, hai dei figli, io non ti farei mai del male".


Ma quanto mi costi? Un macinino è per sempre

Zucchero a velo
In tutta una serie di ricette lo zucchero a velo è indispensabile. Non è per vezzo snob che lo si inserisce nell'impasto, è per la sua impalpabilità che diventa insostituibile. Le creme al burro, le creme in genere, le glasse sarebbero brufolitiche se utilizzassimo quello normale. Tutto ha un prezzo, e quello a velo,  il prezzo ce l'ha molto alto. Quindi? Facciamocelo in casa. È una gran menata, lo so. Ma sullo scontrino e nel portafoglio il benessere sarà immediatamente tangibile. Calcolatrice alla mano. 1kg di zucchero a velo costa mediamente 16,75€, il semolato 1,49€. Sì sì, non scherzo: costa più che la trita scelta di Fassona. Ovviamente quello proposto dagli angioletti in azzurro è più preciso, più profumato ma nella ricetta, quello prodotto nella nostra cucina, non sfigurerà, ve lo assicuro! Cosa serve? Zucchero semolato nella quantità prevista per la ricetta, un macinino da caffè o un mixer (Minipimmer con attrezzo per tritare). Prendete il semolato, lo inserite nel contenitore e schiacciate il pulsante. Vrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr. Per 150gr di zucchero a velo, impiegherete al massimo 10 min, compresa la pausa di raffreddamento del motorino del vostro attrezzo e avrete del bianco impalpabile zucchero fatto da voi. È più facile comprarlo, ma ho fatto la ragioneria e voglio essere ancora più precisa, con chi può dirmi "e mai io il macinino non ce l'ho devo acquistarlo". Ok, un macinino costa intorno ai 20€... Una busta da 125gr di zucchero a velo costa 1,75€, un chilo costa 14€. E mediamente per consumarlo bastano 6 o sette ricette. Un macinino è per sempre o quasi, almeno per due anni, con la garanzia! E poi lo si può utilizzare per mille altre preparazioni.
Consiglio di non preparare chili di zucchero a velo. Senza conservanti o con quelli domestici, si rischia alla fine di buttarlo via. Basta macinare solo quello che ci serve.
In ogni caso... per mantenere lo zucchero fatto in casa, unite un cucchiaio di amido di mais (maizena) ogni chilo di zucchero, e se lo volete vanigliato, nel barattolo metteteci una stecca di vaniglia. Tutto qui? Sì tutto qui.

venerdì 13 aprile 2012

Streghe cattive parte prima: tu non potrai MAI...


ne siamo proprio sicuri?
Di streghe cattive nella mia vita ne ho incontrate, ahimè, troppe. Il mio nick ha come suffisso Psyco, e per coerenza un po' di me, e del perché sono finita a scrivere di dolci e di psiche, ogni tanto lo devo pur raccontare. La narrazione aiuta a leggere le proprie emozioni e a elaborare il proprio vissuto in maniera utile. Se la racconti, una storia, riesci a vederci i personaggi e le loro vite, la loro condizione psicologica, la trama, l'intreccio e il messaggio. Serve. Parto con la Strega Cattiva numero 1. La genitrice di moltissime delle mie paturnie da adulta. Costrutti minati: autostima, autoefficacia e immagine esteriore. Ottimo inizio.
Avevo 5 anni e la mia mamma aveva deciso che dovevo studiare musica. Sono sempre stata una bimba accondiscendente, per sopravvivenza, e avevo fatto sì con i codini. Mi porta, la mia mamma, in questo posto meraviglioso profumante di carta e legno, dove tutti suonavano o cantavano, con un aria di chi la sa lunga ed è felice della vita. Mi accoglie, PB, donna di alzezza media, magra, occhi azzurroghiaccio, canappia, sorriso inesistente ma con un colore della voce bellissimo. Vengo portata al suo cospetto un po' come al mercato dei buoi, mi prende le paffute manine, le guarda e mi dice, a me, cinquenne, dall'alto al basso: "... hai le mani troppo cicciotte e corte, tu il pianoforte non lo potrai MAI suonare". Ovviamente il pianoforte era la prima scelta. Macigno sulla mia povera schiena. Negli anni scopro che tra PB e la famiglia di mio padre non correva buon sangue, non so se ho pagato le colpe altrui... però il sospetto mi è venuto. Inizio a suonare la chitarra, non mi piaceva ma diligentemente studiavo. Inizio solfeggio con PB che mi detesta e mi dice che non capisco niente. Fare taglia a 5 anni da scuola non è bello. Viene detto a mia mamma da un'altra mamma, perché non la porti a cantare? Qui c'è un bel coro. Mia mamma decide di portarmi dalla SuperMaestra per capire se ce la posso fare. PB è la sua assistente e quando mi vede entrare  nell'aula, ad alta voce, guardandomi e poi guardando la SuperMaestra sentenzia: " lascia stare SuperMaestra, tanto è stonata, non può cantare". La Super la guarda con serenità e le dice: "non esistono gli stonati" e rivolgendosi a me "la conosci Fra Martino, cantala con me". Venti bambini in età variabile tra i 5 e 15 anni stettero in silenzio, non avevo fiato nei polmoni, ma tirai su le spalle, guardai le mani di quella donna che mi stava dando una possibilità e con un filo di voce inizia a cantare e a fare le scale. SuperMaestra disse: "e dove sarebbe stonata? Vai a sederti laggiù". PB mi spinge dalla schiena verso una sedia vuota della prima fila. Due posti più in là c'era seduta Sorellachevorrei, anche lei coi codini.
Gli anni di scuola di musica, coro a parte, sono stati  un tormento, ma ho imparato molto, soprattutto questo: io il pianoforte imparerò a suonarlo dovessi farlo a 60 anni, e forse pure il violoncello (mio grandissimo sogno) e poi se sarai ancora viva, cara PB ti verrò a dire: " Ma te, le dita di Elton John, grande artista, compositore, e ottimo pianofortista le hai mai viste? Beh, sono corte e tozze quasi come le mie!". Nel film, scritto da me, PB, ormai alla casa di riposo, cade dal deambulatore e in ginocchio mi chiede perdono per avermi creato disagi in età critica per la formazione del Sé, e di aver gettato le basi per la pessima immagine che ho avuto di me. Non so ancora, se nei titoli di coda l'aiuterò a rialzarsi e l'accompagnerò nella sua stanza o se come un guerriero lascerò il corpo del nemico a terrà e me ne andrò nel vento con sottofondo di archi. Finale aperto.

mercoledì 11 aprile 2012

La fatica premiata: i fiorellini ai lamponi

Un commento amico: "sono più buoni di quelli Danesi"
Fiorelliamo è tempo di fiorellare. Nelle vetrine di pasticceria, questo esemplare di dolce, troneggia e si guadagna gli sguardi ammirati e sbavanti dei clienti. Pure io, mò so come si fanno. È stato un po' complicato ma ce l'ho fatta. Naturalmente gli inconvenienti hanno nome e cognome: Pasta Frolla e Forno Malefico.
Cosa serve? 180 gr di burro morbido (temperatura ambiente e bla bla bla), 120 gr di zucchero semolato (100 per l'impasto, 20 o più per la decorazione), essenza di vaniglia... (fate voi, tanto non si sentirà mai, abbondate abbondate, anche una fialetta intera), 225  gr di farina bianca, 150 gr di mandorle tritate finemente al mixer, 1 barattolo di marmellata di lamponi (non lo userete tutto, ma tanto i mignon costano di più), una frusta elettrica, un mixer, una ciotola grande, teglia da forno, carta forno, mattarello, stampini, cucchiai di legno, cucchiaini. Nonostante ciò che la Sig.ra Carla scrive, se fatti con criterio, con queste dosi escono 20-22 coppie di biscotti. Un bel respiro che qui c'è da fare. Preparatevi tutto vicino, pesate gli ingredienti e metteteli in contenitori a portata di mano. Tritate le mandorle subito, così vi levate il pensiero. Si parte solo quando il burro è davvero morbido: non barate, la frolla si schifa e non viene. Nella ciotola mettete burro, zucchero e l'inutile essenza di vaniglia: lavorateli finché il tutto si è amalgamato bene e sembra la RobiolaO. Poi, con molta attenzione, onde evitare di trasformare la cucina e noi stessi in un whiteworld, unite la farina un po' per volta, idem per le mandorle tritate. Il profumo di questo composto è meraviglioso. Lavorate per qualche minuto l'impasto, non troppo perché se no il burro s'arrabbia e sbatte le porte. Raccoglietelo e stendetelo sulla carta forno, forma simil rettangolare alta al max mezzo centimetro. Via in frigo per 40 minuti o più. Nell'attesa ci sta una puntata di Grey's o di quello che preferite. Prima di mettervi a stampinare preparate bene il tavolo da lavoro. Dopo aver tolto la frolla dalla carta forno, cospargete bene di farina il piano e pure il mattarello. Stendete la pasta max 4mm di spessore e via di stampini. Ci vogliono due fiori per fare un biscotto intero. Uno va forato con uno stampino tondo al centro. Buon lavoro, ci vuole un po'. Lavorate i ritagli di pasta con cura e se vedete che butta male, cioè la frolla schlera e non sta più insieme... tutto nel frigo per almeno 30 minuti. Bisogna aver pazienza, altrimenti non si riesce a dare la forma, si crepa la frolla e la protezione civile non ci può fare nulla. Appoggiate delicatamente i fiorellini sulla teglia, preventivamente rivestita di carta forno, teneteli ben distanziati e poi... cospargete il vostro piccolo prato con lo zucchero semolato. Cercate di formare già le coppie, evitiamo liti di misura, al momento dell'accoppiamento. 
Il forno va a 170°, 170° se no si bruciano, per via della mandorla. Dieci minuti, statico. Al massimo 12 ma state con il naso all'insù ad annusare l'aria, e con un occhio al colore che prenderà il biscotto. Non abbandonateli: ho lasciato il campo e 10 coppie mi sono perite sotto il caldo. Usciti dal forno, lasciateli pisolare per un po'. Quando sono freddi, ma freddi (e non metteteli in frigo per far prima), potete farcirli con la marmellata. A questo punto, un giretto in frigo non guasta, anzi, aiuta a consolidare il legame tra biscotto e lamponi.

PS: prendete una buona marmellata... oltre al burro è la cosa che anima questa ricetta.

martedì 10 aprile 2012

Farfalline... e la follia della frolla

Farfalline di pasta frolla al limone
Cambia qualcosa nella preparazione, importante. Cambia la forma, le altre erano stelline, ma sempre di pasta frolla si tratta. Per le dosi rimando alla ricetta delle stelline, aggiungendo quanto segue. La variante alle prime è l'essenza di limone. La verità è  che -come per quelle con la vaniglia- l'essenza non è mai abbastanza e la frustrazione aumenta. Il sapore preponderante del burro ammazzerà qualunque altro aroma voi vogliate aggiungere. Ne ho discusso con lo Chefinformatico e abbiamo convenuto che l'unica soluzione potrebbe essere provare con le zeste di limone e il succo dello stesso. Ne darò conto appena mi cimenterò in questo reloded.

La Pasta Frolla, storie di ordinaria follia.
Quello che non ti dicono sui libri di cucina è che la pasta frolla soffre di disturbi mentali. A un certo punto impazzisce e in alcuni casi non c'è più nulla da fare. Onde evitare sofferenze da entrambe le parti è utile gettare le basi per una relazione fruttuosa fin dall'inizio. Quando lavorate il burro e lo zucchero, assicuratevi che il primo sia morbido, non fuso, ma morbido dopo ore alla temperatura di casa. La farina va aggiunta gradualmente e lavorata il meno possibile. Non fatene una palla, ho capito che è un errore.
Prendete l'impasto e mettetelo sulla carta forno, stendetelo a forma di rettangolo alto 1 o due centimetri e fatelo riposare in frigorifero per almeno 40 minuti. Un'ora non è troppo. Il rettangolo indurito vi aiuterà nella fase di lavorazione con il mattarello. Avrete già una base comoda e non sarete obbligati a lavorare una palla da bowling. Portare a dimensione di pasta lavorabile una sfera è molto più complicato che portavici un foglio di giornale spesso! Similitudini a parte... Quando togliete dal frigorifero l'impasto, mantenete la carta forno e iniziate a stendere la pasta con il mattarello, muovendovi in verticale e orizzontale finché l'altezza della frolla non è vicina a quella desiderata per i frollini. Cospargete il piano di lavoro di farina, togliete la carta forno, appoggiate la pasta su di esso, infarinate il mattarello e lavoratela. Poco. I frollini, ho scoperto a mie spese che hanno come altezza standard mezzo centimetro, e volendo anche meno. Le farfalle sono intorno ai 3 millimetri. Un'altezza intorno al centimetro è deleteria per il gusto e il palato.
Attenzione, se lavorate troppo la frolla, il burro si scalda e il tutto inizia a dar di matto. La pasta si sfalda, si separa e crea azioni di rivolta. A quel punto cercata di riunire il tutto, ricoprite di carta forno e di nuovo in frigo almeno per mezz'ora. Potreste avere ancora  una possibilità. Se questo non dovesse accadere... mi spiace ma dovete rifare l'impasto, la frolla è da ricovero coatto. Nell'organico.

I 175 che fecero l'impresa

La mia grande fatica
Cinque ricette diverse, tutte nuove, alcune insidiose, altre così semplici da non credere. Sei ore di lavoro, intense e gratificanti. 175 biscotti,  in realtà 195, ma 20 son caduti sotto il fuoco del forno nemico.
Venerdì mattina decido che ce la posso fare, il Popolo Sallui, in visita alla residenza del Caporalmaggiore, sarebbe stato il mio obiettivo. Un cabaret di pasticceria, profumato e buono, per una serata dolce e gaudente. Il percorso non è stato privo di ostacoli, primo tra tutti il mio innato senso per la disorganizzazione. All'insegna di "ma tanto ho tutto quello che mi serve e se no vado a prenderlo, tanto il cooperativo supermercato è vicino" mi sono avvicinata dubbiosa al libro della Sig.ra Carla. Prendo appunti, peso, separo e preparo. Faccio la frolla e vado al cooperativo. Primo ciak. La tribuna multietnica di stanza in area esterna carrelli mi saluta con gioia elargendo auguri. Acquisto. Esco. Saluto gli amici parcheggiati e annuncio loro che "forse ci vediamo dopo". Torno, conto lo zucchero e la farina, non bastano. Vado dal medico per le ricette di rito. Secondo ciak. A capo chino mi riavvicino al cooperativo. La Belville presente all'entrata mi guarda e ride, mi prende un po' in giro. "Bella, ma sei di nuovo qui? Dimenticato qualcosa?". Sì e non me ne vanto. Esco dalle corsie dopo 15 minuti certa che non ci sarei ritornata, anche se mi fosse servito ancora qualcosa. Il capo della tribuna mi saluta, ci ragguagliamo sulle personali etichette religiose... Buona Pasqua sì, Buona Pasqua no sono di altro credo, e mentre cavalco il mio bolide a due ruote mi fa, urlando: "Bella, sicura che hai preso tutto?". Sullo sfondo risate, qualcuna anche dalla cassa automatica.
Entro in casa, mi "metto la divisa" e parte il timer.

giovedì 5 aprile 2012

Commenti, complimenti e suggerimenti

Pollice verso per la Sig.ra Carla!

DonnaB, sorella nonbio e maestra di vita, è un'esteta. Nel senso più alto del termine. È custode della bellezza interiore e in seconda battuta di quella esteriore. Sbarco da lei per una consegna a sorpresa di Brownies e mentre con un pennello rende più bello il volto di una astante, con la mano libera, con un gesto di armonia zen, decreta: "Sai i biscotti alle nocciole e caffè? Dovrebbero essere più piccoli, un solo boccone". Sullo sfondo la Tour Eiffel, una viola felice e applausi. Ringrazio, mi giustifico per le dimensioni, accusando esplicitamente la Sig.ra Carla e pedalo pensierosa verso casa. Le dimensioni, o meglio, le misure consigliate da Quellalà incominciano a diventare un problema.

Rebuilder, aggiustatrice di corpo e anima, seduta sullo scranno da cui governa il suo impero, mi sorride e mi dice: "Sai gli yo-yo alla vaniglia? Si sente troppo il burro, più vaniglia". Si alza, mi abbraccia e con leggiadria mi accompagna verso le mie 12 fatiche. Nell'aria, gli archi di Eye of The Tiger, la scalinata di Philadelphia e me contro la Sig.ra Carla.
In questo caso però voglio fare una precisazione. L'aroma di vaniglia viene ucciso dal frigorifero. Una notte al freddo, può togliere pathos alla dolce essenza. Detto questo... l'avevo detto io che quelle diavolo di indicazioni portavano confusione.

Seguirò i loro consigli, sono due donne pratiche e dall'occhio esperto, in praticamente tutti i settori vitali. Darò conto della versione reloded dei biscotti.


Io, Cenerentola

Come mi lamento io....



Ero triste, avevo freddo e l'ottimismo non era nelle mie corde. Subivo le angherie di Ansia e Trauma, due sorellastre cattive e senza scrupoli. Ero stanca del troppo lavoro, per sopravvivere, ero appesantita da una valigia che non volevo: mi sentivo Cenerentola. Aspettavo alla fermata dell'autobus che qualcosa o qualcuno cambiasse il mio destino.
Un signore dall'aria seria mi si avvicina, si siede mi guarda per un tempo indefinito e mi chiede:" Come va? ". Strabuzzo gli occhi, e l'unica risposta che mi vien spontanea è accostarmi alla protagonista descritta dai Fratelli Grimm. Cenerentola, in questo caso. 
E mi lamentai, e mi lamentai, e mi lamentai.

Lui inarcò un sopracciglio, scostò gli occhiali appoggiadoli sul naso. E sorridendo sotto i baffi mi disse: "Signorina, ma le ci ha mai pensato?". Nei miei occhi un solo e grande punto interrogativo. " A cosa?", ribattei perplessa e lamentosa. "... che Cenerentola, l'ha messa in culo a tutti".
Abbassai lo sguardo per un momento di riflessione. Lo rialzai e lui non c'era più. In poco tempo, arrivarono la FataMadrina, il vestito nuovo, il principe Azzurro, il Gran Ballo a corte e tutto quello che poteva esserci di bello. Semplicemente perché, mi era stato donato un altro punto di vista.
L'uomo saggio e intabarrato, aveva lasciato sulla panchina Canto di Natale di Dickens.


Un po' di me... niente di troppo personale. Questa semplice riflessione ha segnato l'inizio della mia nuova vita: non più Cenerentola ma... Futura Regnante.

Fai Bei Sogni, grazie Gramellini.


La copertina del Grame.
In due apnee ho finito di leggere il libro di Massimo Gramellini "Fai Bei Sogni". Non dico nulla sulla trama, rovinerei la lettura a chi non l'ha ancora tra le mani ma lo consiglio caldamente. Il concetto di rimozione, in esso raccontato, e le dinamiche psicologiche, comuni in intensità minore o maggiore, a ciascuno di noi, mi ha portato a fare alcune riflessioni.

Tra i campioni intergalattici di Rimozione, ci sono anch'io. I danni causati, autocausatimi (che brutto scritto così), sono ancora tangibili, le ferite si sono rimarginate male e quando cambia il tempo si fanno sentire. I meccanismi di difesa, attuati a livello inconscio ci aiutano a sopravvivere, qualunque sia l'entità del trauma o delle difficoltà da affrontare. Come tutto però, ha un lato B. Ogni sollievo ha un costo. Ogni incantesimo ha un prezzo da pagare. Mi ci sono voluti anni, sofferenze, disastri e catastrofi per mettere a fuoco, per scontrarmi con la realtà. Dalla quale ovviamente ogni tanto fuggo creando situazioni surreali come quella di Mattarello.

Gramellini lo spiega, si racconta in un romanzo. Un coraggio da leone! Una seduta di psicanalisi difficilissima, perché quando una cosa è scritta (o detta) diventa vera.

E io? Ho dovuto fare i conti con tante bruttecose, mi sono sempre sentita l'ultima della fila, la riserva, la ripescata...  quella che "capitano tutte a me". Alla base la paura nell'affrontare la realtà, il senso di colpa nei confronti di me stessa per il male procuratomi, la rabbia perché, in fondo, non era mia responsabilità. Sentimenti che il Grame esprime in pagine esilaranti e tragicomiche allo stesso tempo. Ma tra noi del Toro, ci si capisce.





Vivo nel mondo delle Favole e di Ansia.

Mattarello
Farina

Sono capace di grandi progetti. Essi diventano Waterloo a causa della mia ansia. Lei è un'amica fidata che da anni mi accompagna, e nel puro istinto di sopravvivenza, alla cui natura ancestrale è legata, fa danni. Ansy, la chiamerò così, permette a me di fare figure brutte,  a volte umilianti, mi aiuta nel piano di autoboicottaggio, nel rendere tutto più complicato, nel farmi distratta. Mi lascio travolgere dalle emozioni, convinta che finalmente riuscirò a compiere qualcosa di buono, il mio sistema nervoso si attiva come se si trattasse di sfuggire alle grinfie di una tigre e guardando solo al traguardo mi dimentico di tutto il resto. A questa questa si  unisce, una visione favolistica della realtà. Mattarello e Farina, sono stati gli ignari protagonisti delle mie inutili distrazioni.

Il Mattarelo? Mi chiedo tra me e me, certo che ce l'abbiamo in casa... figuriamoci.
La Farina? Uff... mica ne avrò usata così tanta!
Riflessioni interiori, le cui risposte sono arrivate alla mia coscienza senza neppure una verifica tra gli armadietti di casa. La voce dell'Omino dei Cantieri rimbombava dentro me: "Controlla".

Esco in direzione cooperativo supermercato e acquisto cose. Torno, mi metto al forno, the Assassin Cake, invoglia la mia leggerezza nei confronti del mondo e quando, dopo averla messa in forno, mi accingo a tirar fuori Valeria per la prossima ricetta... mi accorgo che la Farina era finita e Mattarello non è nella lista d'imbarco.

Alzo il telefono: "Mammamivuoibeneeeeeeeeeeeee, mi presti la farina?". "Certo Amore mio, ne ho sempre un chilo in casa!". L'organizzazione mammesca vince uno a zero. Attraverso la strada, mi faccio offrire un caffè e torno a orecchie basse verso casa, forte delle mie convinzioni: Mattarello da qualche parte c'è, o da me o a casa dello Zio. Passano i giorni e le Stelline vengono accantonate nell'attesa di Mattarello, in tutto questo, le casse automatiche del cooperativo supermercato mi hanno visto strisciare la carta socio più volte. 

È domenica. Come i tre moschettieri, l'Omino dei Cantieri, lo Chefinformatico ed io, andiamo a casa dello Zio, per recuperare oggetti salvaschiena. E io penso... "mentre loro trafficano, aprirò i cassetti della cucina e Tadha, ecco il mattarello. La Nonnachenonmipiace era una cuoca eccellente, vuoi che non ce l'avesse? No. O meglio, ce l'aveva avuto. Lo Zio, non usandolo l'ha buttato nell'indifferenziata. Nel mio mondo fatato questa eventualità non era prevista.

Lunedì. Giornata Cous Cous. Esco per conprare i fiori per la padrona di casa e con l'umiliazione sul volto, compro anche Mattarello. Penso che la cassiera si sia fatta delle domande. Una spesa così... neanche mister Bean. Corro verso casa di Fancyric, in anticipo, con l'orchidea traballante nel cestino, non ho il cellulare né il bigliettino con l'indirizzo. Giro mezz'ora convinta di un numero civico inesistente, il mattarello mi punta la manopola sulla scapola, sbucando dalla tracolla.
Torno a casa, recupero il cellulare, la chiamo, mi scuso e finalmente mi siedo alla tavola delle donne, in ritardo imbarazzante.

Lunedì sera. "Omino dei cantieri? Guarda cosa c'è nella mia borsa". Lui apre il temibile oggetto (la mia borsa), alza gli occhi al cielo e me lo porge, avviandosi rassegnato verso il bagno. Ora abbiamo Mattarello.


His Majesty the King, il cioccolato

Una tavoletta da 1kg
La ricerca dell'equilibrio interiore mi ha regalato possibilità insperate. Avvicinarmi a uno scaffale, dove con noncalanche, venivano venduti in offerta, chili di cioccolato fondente di qualità. Vista l'innalzamento delle richieste di Brownies ho deciso di fare gli acquisti da "pasticcera". Wow, una tavoletta da un chilo troneggia sui miei fornelli! Misure 25x11x3, un profumo che manderebbe in estasi anche la dietologa più temibile. Ahimè... sono intollerante a questa meraviglia, e dopo aver cucinato (non senza intoppi, leggasi Giuda, il forno), dopo 60 quasimeravigliosi  Brownies, dopo averne assaggiato qualcuno per sicurezza, stamane ho fallito la consegna a domicilio. Una faccia gonfia come una mongolfiera e un corricorrinbagno, mi hanno impedito di donarli a chi di dovere. E ora? Li consegnerò domani, con un'altra infornata aggiuntiva.

Carta Forno, l'amica che può fare di più

L'amica, Carta Forno
Diciamoci la verità: la nostra vita senza di lei sarebbe molto più complicata. Come mandare un sms senza il T9. Eccenzion fatta per quel brutto vizio di non stare al suo posto. Quella brutta abitudine di assecondare il contenitore in cui è stata posizionata, per poi, appena le si volta le spalle, tornare nella sua dimensione più comoda, quella arrotolata. In una sessione intensa di lezioni di cucina con Montersino (ne sono quasi sicura) scopro questo: se la si inumidisce, lei rispetta le regole. Non bisogna tuffarla nell'acqua, basta bagnarsi un dito e delimitare il perimetro della teglia, rivestita di carta forno dall'interno. Più semplice, così lo capisco anch'io. Mettete la carta forno nella teglia, le date la forma necessaria, vi bagnate un dito sotto l'acqua e con esso ripassate il contorno del contenitore da dentro. La carta non si muoverà più. Geniale.
Altra possibilità, che può far indignare gli esteti più raffinati, è accartocciarla tipo fogliobruttoecattivo e ristenderla per inserirla nella teglia. È meno bello da vedere ma funziona abbastanza bene.

Giuda, il forno e le leggi che lo regolano.

Caravaggio, Il Bacio di Giuda
Sembra un amico ma in realtà, forte della sua importanza, fa sgambetti e mi frega in modo subdolo. Il mio forno ha dato il meglio della sua malignità. Mi ha colpita laddove la mia ignoranza non ha pari: la legge che governa la conduzione e la dispersione di calore, avevo a malapena 6 in Fisica. Da questa esperienza, abbastanza avvilente, imparo le seguenti cose e le posto come Leggi del Forno.

1) Teorema del due (Brownies).  Mai cuocere due teglie di Brownies contemporaneamente. Mai. Se il forno contiene più di una teglia, penso che questo valga in genere per tutte le situazioni, il calore si disperde nei meandri dei volumi creati al suo interno, i tempi di cottura si allungano (senza indirizzo certo) e il danno è assicurato.

2) Teorema della Leccarda (la teglia estraibile in dotazione con il forno) non è un buon piano d'appoggio per teglie. Essa conduce bene il calore e... brucia il fondo del dolce o simili.
Corollario: non vale per i biscotti che hanno cottura breve e di solito sono appoggiati su di essa, divisi dal calore esclusivamente dalla carta forno.

Un consiglio fuori dai dogmi della cucina... Se il vostro marito, compagno, coinquilino, amante ecc... ne sa di Fisica: chiedete che vi spieghi come funzionano i metalli e il calore. Sono cose indispensabili per la riuscita di un dolce. L'Omino dei Cantieri, si è messo lì, e mi ha spiegato la faccenda in due minuti, come se lo dovesse illustrare a una platea di semidivezzi.


martedì 3 aprile 2012

Rugiati, Parodi e Nigella... il segreto del loro successo. Guerra alla Sig.ra Carla!

Simone Rugiati
Benedetta Parodi
Nigella Lawson

Da assidua frequentatrice di programmi di cucina, mi sono sempre chiesta del perché tanto successo venisse tributato ad alcuni format. Un po' snob, quale sono, ho sempre guardato con diffidenza il fiorire e l'espandersi di alcuni personaggi pseudoculinari. Tolto Rugiati, per quale provo un certo affetto maturato negli anni... le due donzelle summenzionate mi lasciavano dei dubbi. Così, con una buona dose di autocontrollo e "assenza di giudizio", mi sono messa a guardarle. Temevo l'effetto Clerici, troppo rumore, troppi coccodrillocomefà, e invece... sempre con qualche rimostranza, ho capito il segreto del loro successo. Ho preso in considerazione, per la mia ricerca sperimentale, due donne di clamore e boom librario, proprio per comprendere cosa fa di loro delle Guru in cucina. L'esperienza deludente e mortificante con il libro della Sig.ra Carla&Co. mi ha aiutato a capire. LORO LE RICETTE LE FANNO E LE PROVANO, e non solo te le illustrano con gli accorgimenti ma ti spiegano cosa succede, e se qualcosa va storto, non lo nascondono. Discutibili, nevvero, alcune proposte d'oltre manica, provocatorio a volte il modo di tagliar verdure della Piemontesinabella (con affetto), ma almeno, siamo in grado, noi donne di tutti i giorni, di vedere come e perché un piatto diventerà così. 
A fronte di queste riflessioni, mi accingo a dar battaglia alla Sig.ra Carla e ad altri suoi simili. Nelle prossime settimane, prenderò quattro libri di cucina, sezione dolci e li metterò alla prova. Voglio essere sicura che chi mi propina ingredienti e temperature sappia quel che fa.
Darò conto delle fonti e cercherò di raccontarvi come va. Questo ha un impatto forte sulle questioni di autostima: non è sempre colpa mia! Ligia al mio intento e nel rispetto dell'arte dolciaria, continuerò per filo e per segno a seguire le ricette e a questo punto, battaglia! Se i risultati non saranno pari alle aspettative, e se dopo aver verificato mie eventuali colpe, la causa è da ricercarsi nel supporto cartaceo... inizierò a scrivere ai responsabili dei progetti editoriali, chiedendo risarcimenti morali per la loro pressapocaggine. Io sto lottando per la mia autostima e rigore interiore, non ho bisogno di dispetti e inesattezze.


Bugie e prese in giro, la vera storia delle stelline

Stelline di pasta frolla
Turlupinare le persone dovrebbe essere ascritto tra i reati punibili da codice penale. La Sig.ra Carla e tutti i suoi accoliti, firmanti il libro dolciario, dovrebbero essere inquisiti e trovar posto in un maxi processo. Ma chi edita libri di cucina, le ha mai veramente provate? Ho lavorato anni nell'editoria, e so cosa vuol dire preparare un libro, farne le correzioni e verificare i dati. La Sig.ra Carla che prefaziona un book della Mondadori, non ha seguito il progetto e non lo sa cosa succede davvero in cucina. Le stelline di pasta frolla sono la prova che non ha idea di quello che viene proposto alle persone. Premessa, alla fine, come i biscotti nocciola e caffè, il risultato è arrivato, ma non soddisfacente e solo perché ho spirito d'iniziativa. Sulla pagina dedicata a questa ricetta ci sono delle inesattezze e dosi a caso. Proverò qui di seguito a darne una versione accettabile. Sono frollini che vanno a nozze con la colazione o con la merenda... Cosa ci serve? 250gr di burro, 150gr di zucchero, 1 fialetta di essenza alla vaniglia, 150 gr di maizena, 300 gr di farina bianca, fruste elettriche (io ho usato la Valeria), una ciotola media, un mattarello, uno stampino per dolci, pellicola e carta forno. Lavorate, con le fruste, a velocità medio alta, lo zucchero, il burro morbido e la vaniglia nella ciotola, fino ad ottenere una crema omogenea, consistenza Robila Osella. Due consigli: non fate ammorbidire il burro né al microonde, né sul fornello, né in altro modo. Il burro se ne risentirebbe, a temperatura ambiente, solo così va ammorbidito. Anziché usare lo zucchero semolato, varrebbe la pena usare quello a velo. Lo so, costa di più ma rende i preparati lisci e più  buoni da gustare. Andiamo avanti, adesso potete unire, con calma e attenzione, onde evitare nubi di farina in giro per casa, la maizena e la farina, velocità bassa, mi raccomando. Ci vorrà un po', all'inizio il tutto non darà sentore di volersi unire ma... come per magia, la pasta prenderà forma. Un'accortezza, se il composto tende a fare tappezzeria sui lati della ciotola, con una mano raccogliete il composto e unitelo a quello parcheggiato al centro della stessa. Lavoratelo poco, il burro si scalda e manda a ramengo l'impegno. Fatto questo, formate una bella palla, lasciatela nella ciotola e coprite con la pellicola. Esiliate la pasta in frigo per almeno un'ora. Il freddo farà sì che il burro faccia amicizia con il resto degli ingredienti,  e renda l'impasto lavorabile senza che si disfi. Una volta finito di guardare la serie tv preferita o aver iniziato il cambio degli armadi, mettete un po' di farina sul piano di lavoro, e prendete metà della palla e l'altra metà rimettetela in frigo. Accendete il forno a 180°, statico. Carta forno su due teglie e via di mattarello a stendere la pasta: altezza mezzo centimetro. Con uno stampino date forma alla frolla. Da ricetta ho fatto le stelline ma va bene qualunque cosa. Ordinate le costellazioni lasciando un po' di spazio tra le punte, c'è il solito rischio di invasione... poi, con una forchetta bucherellate la superficie e se l'arte vi è amica, fatelo in modo creativo. Riprendete la mezza palla dal frigo e giù di nuovo a produrre la volta celeste e ricordate di forchettare. In totale dovrebbero essere usciti tra i 35 e i 40 biscotti. Quantità variabile a seconda della dimensione dello stampino. Adesso prendete lo zucchero, quello semolato, e a piacere spolverate le stelline. Il forno è a 180°? Sì, e allora iniziamo con 10 minuti, buttate un occhio, se sono pallidi, arrivate a 15'. Il fondo dovrebbe dorarsi come pure la superficie. Tirateli fuori dal forno, lasciateli raffreddare bene, fategli prendere aria e dimenticateveli per qualche ora, o magari tutta la notte. Questi frollini, caldi, non dicono un granché, lasciati riposare diventano, sempre per qualche incantesimo, buoni. Dico buoni e lo spero, perché questa è la ricetta revisionata, e non quella originale, che perplessa e offesa mi ha lasciato. Sono comunque biscotti al burro... e si sente!

Stampinando la pasta vi rimarranno dei ritagli, riutilizzateli lavorandoli poco, se la pasta diventa unta e si spezza, ALT, mettete tutto in frigo. La frolla è maligna da quel punto di vista, s'inviperisce e rende inutile il vostro lavoro. Se le cose si mettono male ricorrete al frigorifero. Mi raccomando, infarinate bene sia il piano di lavoro che il mattarello, la frolla è anche un po' cozza e s'appiccica, fa pallini e disastri.

lunedì 2 aprile 2012

Tunisia mon amour... il cous cous unisce i popoli

Tunisia

Come promesso, Fancyric mi ha invitata a casa sua per il cous cous. Tralasciando il mio arrivo, in ritardo, sbagliando indirizzo e suonando il campanello alla persona sbagliata... il pranzo è stato splendido. Metti quattro donne attorno a un tavolo, e tutto il mondo è paese. Ogni casa ha la sua ricetta per il cous cous, comprese le case italiane, e allora ci si racconta "ma tu come lo fai? cosa ci metti?". E saltando a piè pari tutte le formalità si parla di lavoro, di figli, di mariti, di cose di casa... ci si chiede se e come riusciremo a sistemarci "ideterminatamente" e si scopre che sotto la divisa da OSS si nascondono odontoiatri, farmacisti, ingegneri civili ma che... il nostro stato non riconosce. La couscousiera mi guarda, la voglio, voglio la ricetta di questo magnifico piatto tunisino. Perché la padrona di casa è tunisina, ma dalla Costa d'Avorio, mi vien ribattuto, "il mio è più buono". Altri inviti, per cene, caffè e dolci. La promessa di conoscersi. Un abbraccio fatto di sorellanza e condivisione, che alla faccia dei tempi che corrono, unisce a tavola e al centro per l'impiego!