martedì 15 maggio 2012

Quello che (non) ho... in difesa di Saviano

Pesce rosso


Una persona perché sia riconoscibile come "cittadino modello", come "eroe", come promotore di cambiamento deve per forza essere ammazzato da una bomba?
Vengono iscritti nell'albo dei difensori della patria solo quelli che hanno ricevuto una pallottola in fronte?
Mi auguro proprio di no.
A chi mi ha detto "Saviano ci marcia, Saviano se l'è scelto lui di vivere così, Saviano è uguale sempre a se stesso, Saviano dice sempre le stesse cose, Saviano..."
Rispondo. 
Grazie agli Dei è ancora vivo. Forse alle Mafie non da così tanto fastidio da farlo saltare in aria, e a questo punto dico meno male. 
Saviano perché dovrebbe marciarci, cosa gliene viene in tasca di tutta quella popolarità se non può nemmeno spendere i soldi che guadagna con il suo lavoro.
Saviano ha fatto una scelta di vita, consapevole. È vero, e infatti si lamenta poco. Ma tu, io, che scuotendo la testa diciamo con arroganza, se l'è andata a cercare... chi diavolo siamo per criticare? Abbiamo mai fatto qualcosa di significativo, così tanto, da poterci permettere di puntare il dito contro e attaccare chi fino ad ora ha aperto un vaso di Pandora il cui contenuto era conosciuto ma che nessuno aveva mai avuto voglia di rendere pubblico?
Chi sono, chi sei tu,  per non avere un fremito di compassione per un uomo giovane che non dorme mai nello stesso posto?
Chi sei tu, chi sono io per metterci su un piedistallo e dire pensare giudicare una persona che ha fatto, direttamente o indirettamente qualcosa di grande per il nostro Paese.
Saviano, correggetemi se sbaglio, è un giornalista scrittore, che vive sotto scorta perché ha fatto bene il suo lavoro.
Dico grazie che ce lo lasciano ancora qui, come ci lasciano Le Scorte, Caselli, Caponnetto, Ayala, Colombo, i segretari e gli assistenti di queste persone, le loro famiglie.
Forse non danno così tanto fastidio, o forse ne danno così tanto da voler evitare i danni collaterali di una loro esplosiva dipartita.
Le Mafie sono cambiate, Don Ciotti lo spiega bene, agiscono in altri modi e su altre strade.
E comunque... la solitudine uccide più di un proiettile, le ferite sono più profonde e sono quotidiane.




3 commenti:

  1. in edicola mi pare con Repubblica, c'è un libro che si intitola uomini soli.
    Perchè in realtà queste persone le ammazzano quando riescono a isolarle.
    E' la breccia nella nostra impotenza: qualcosa possiamo fare, non lasciare sole le persone minacciate.
    ma è anche la ragione per cui certi discorsi, come quello che si faceva ieri di villa borghese, non solo solo stupidi e di una qualunquaggine (uh che bella parola!!!) rivoltante, son anche viscidi e subdoli e pericolosi, e a chi li fa si deve dare del cretino in faccia e senza remore.
    No?

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  2. e comunque sono scoppiata in lacrime appena ho cominciato a raccontare al marito.

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  3. E allora iniziamo a dare del cretino senza remore a molta gente. Molti insospettabili della guache che fanno gli intellettuali ma che non sanno cosa sia l'umiltà e la disponibilità verso il prossimo.

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