giovedì 21 giugno 2012

Perché impugnare una spada, un insperato viaggio in me

Forse tra qualche anno...


Se scrivo "Who wants to live forever..." cosa vi viene in mente a parte la meravigliosa voce di Freddy?
Alla sottoscritta affiora velocemente l'immagine di Sean Connery che racconta a uno stralunato Christopher Lambert la faccenda dell'immortalità. A seguire combattimenti coreografici, rumore di ferraglia e urla liberatorie. Paesaggi scozzesi sullo sfondo.
Sono una non violenta. Mi faccio forte dell'articolo 11 della nostra Costituzione, credo nella legittima difesa (se è tale), non ucciderei nessuno per vendetta.
Detto questo le armi e le arti di difesa, hanno sempre avuto un certo ascendente su di me. Per bellezza, storia, l'abilità necessaria al loro utilizzo e perché difendono. Di essere difesa, di difendermi, ne ho avuto un gran bisogno. In passato. Questo, in confidenza, il vero motivo.
Mi sta capitando l'occasione di poter toccare con mano l'esperienza di "sguainare la spada".
In realtà, mi è stato concesso di impugnare a due mani uno Shinai rimaneggiato, propedeutico alla conoscenza dell'arma.
Mi sono ritrovata in un prato, tra profumo di costine e chiacchiere sugli europei, a scoprirmi mancina.
Un omone dagli occhi penetranti mi spiega i colpi, come pararli, come muovere i piedi, dove trovare l'equilibrio, il baricentro. Mi racconta come non farmi male. Lo guardo. Mi sento in imbarazzo. Non ho mai guardato nessuno così in vita mia. Mi ascolto, mi tolgo le scarpe e resto a piedi nudi nell'erba.
Trovo la posizione, carico il tiro. Mi avvento sul mio personale Ramirez. In testa una sola immagine, il mio Babau. Quello da estirpare, eliminare, sconfiggere. Per sempre. Un fendente. Il mio.
Parato, ovviamente.
Ramirez mi guarda: "Questa volta ti avrei colpito le mani. Fa molto male."
Riproviamo ma l'emozione è stata troppo forte, mi vien da piangere.
Ramirez: "Piangi, se vuoi. Respira, però. Sbagli perché non respiri".
E già. La fa facile lui. Respirare è uno dei miei annosi problemi. Spesso vivo in apnea. L'ansia mi aggroviglia polmoni e trachea. Mi fredda, mi paralizza i pensieri.
Posizione. Cerco di respirare. Io: "Fammi sentire il colpo, l'impatto, se no non capisco (da cosa mi devo davvero difendere, avrei voluto dire, ma lui già sapeva)".
Occhi negli occhi, respiro, carico il colpo. Fendente. Parato. Barcollo.
Ramirez: " Era a un terzo della potenza, erano di nuovo le mani. Più in alto."
Mi giro. Alla mia destra Amaninude, mi guarda intenerito. Lui sa. Lui l'ha già fatto e mi rasserena. Nei suoi occhi la pacatezza di chi le ha già prese per imparare, e le ha già date per difendersi. Scaccia con una smorfia del giglio il mio "non ce la farò mai".
Già. Più in alto. Alzare la testa. Guardare in sù.  Operazione complicata per me. Abituata come sono a guardarmi i piedi per non inciampare.
Respira. Respira. Apnea. Gli occhi di Ramirez mi fissano. Carico il colpo. Fendente. Parato. Mi sbilancio in avanti.
Ramirez: "Va meglio. Erano ancora le mani. Ricordati che non è una canna da pesca". Sorride poco.
Sconfiggere i mostri del passato pensando di prendere una carpa... sarà questo il mio destino?
Decisamente no. E non combatterò contro nessun fantasma dell'armadio.
Questo l'ho capito mentre mi stavo addormentando, con le spalle stanche e gli avambracci doloranti.
Non è un fendente o un tranciante ai danni di un avversario e che mi libererà dalle mie residue magagne.
Mi sono raccontata la trama di un film, è un'idea, un simbolo trito e ritrito, quello di fare un qualcosa per  risolvere qualcos'altro.
Sto giro lo faccio per me. Solo per me. Per migliorare la concentrazione, la percezione, la stabilità, per muovere i piedi come un pugile, per spaccare i polsi come un giocatore di baseball, per incanalare tutta l'energia che ho e che non ho mai espresso. Dominandola.
L'arte mi aiuta a livello psicologico a incanalare la rabbia, sì la rabbia. Inutile nasconderla dietro un dito. Quella che ho è rabbia. Fortunatamente si placa in cucina, scrivendo, litigando con gli acquerelli.
Rebuilder mi ha permesso di stare in piedi e di muovermi. Ramirez mi permetterà, finalmente, a trasformare la forza repressa in azioni coordinate e controllate.
Le onde iniziano a calmarsi e la Spada nella Roccia è lì che mi guarda.

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