giovedì 14 giugno 2012

La lamentela, uno stile di vita.

Leonardo
Si possono imboccare due strade. Quella della lamentela sembra essere molto gettonata. Ma come si dice dalle mie parti, alcune persone si lamentano di "gamba sana". Forse è per questo che da sei mesi a questa parte ho adottato il "non mi posso proprio lamentare". 
Si può scegliere di essere un peso agonizzante sullo stomaco di chi ti ascolta o guardare da un altro punto di vista (pensando alla Tina), la strada che ci si snoda davanti a noi.
Il rosaio da sgranare su questioni di lavoro, tasse, figli che non arrivano, malumori ce l'ho anch'io. Compreso quello riguardante i mali di stagione e non. 
Ho semplicemente fatto una scelta: quello di non rompere i gabasisi a nessuno, soprattutto a me stessa.
In passato, benché la mia biografia fornisse motivi validi per un monologo di ore sulle sfortune della mia misera esistenza, ho vessato amici, conoscenti e sconosciuti con le mie disavventure... il risultato: sono diventata quella malmostosa, quella che aspira al suicidio perché veste sempre di nero, quella incline alla tragedia, quella che tra un po' si porta jella da sola.
Dopo aver elaborato uno dei grossi lutti della mia famiglia, dopo aver scavato a lungo fino a conoscere tutte le talpe del creato, dopo essermi sentita uno schifo dopo l'ennesimo sfogo non richiesto, ho deciso che basta. Non ne potevo più, di me.
E così via, lasciati alle spalle i musi lunghi e le espressioni da intellettuale triste, mi sono messa a nuotare nel mare del "va tutto bene". Sarà suggestione, ma funziona.
Non è cecità nei confronti delle cose che potrebbero andare meglio, è questione di Rispetto nei confronti di chi i problemi ce li ha per davvero.
E parlo di chi veramente non ce la fa ad arrivare alla metà del mese, a chi ha veri problemi di salute, a chi è solo e non sa dove sbattere la testa, a chi davvero è depresso, a chi davvero non sa se arriverà al giorno dopo.
Questo mio nuovo modo di vedere la faccenda ha un risvolto inatteso.
Intolleranza e indifferenza verso chi si lamenta ma non fa nulla per migliorare la situazione, verso chi incolpa il mondo intero senza mettersi mai in discussione, verso chi ha sempre il bicchiere mezzo vuoto anche se il conto in banca pullula di zeri, verso chi dice di aver bisogno di aiuto ma non lo chiede.
Abbiamo tutti il diritto alla lamentela, basta che non diventi uno stile di vita.
Andare avanti guardando al bello che si ha. Il brutto c'è ma gira e rigira, in un qualche modo, si trova una soluzione.
Così mi permetto di dire una cosa a chi negli ultimi mesi si è arrogato il diritto di trattarmi male perché è frustrato, insoddisfatto, incapace di guardare oltre al suo orticello: va a ciapè di rat, vai a cacciare i topi, vai a quel paese. La versione francese di questo mio pensiero non la scrivo.
Mo' basta. 
Io ho avuto tanto fino qui. Nel bene e nel male. E ora va "tutto bene", e andrà sempre "tutto bene".



4 commenti:

  1. eppure io la versione francese ce l'avevo in mente.
    Quella che abbiamo cantato tante volte.
    Io ancora me la ripeto nella testa quando sono giù, su la testa ecc ecc.

    Non sarà zen ma è un mantra fantastico!

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  2. Brava! e pure io ho la stessa tua fobia per i lamentosi che non fanno niente a cui faccio presente che chi non fa rinuncia al diritto di lamentarsi!E provaci no? Non è detto che vada bene, ma non fa briciole solo chi non mangia!

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  3. Bellissimissimo post e sono completamente d'accordo, dal momento che pure io mi sono trovata al punto di non sopportarmi più. Oggi è una giornata strana, un po' di lacrimuccia in tasca ce l'ho, ma va tutto bene, come dici tu. Ed è vero.

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  4. Rispondo a tutte e tre in ritardo... Un abbraccio non lamentoso e quasi quasi propongo T-shirt con su scritto " Tutto bene!" davanti, e sul retro "ti risponderò la stessa cosa ogni giorno!"

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