lunedì 11 giugno 2012

Panna cotta e ossessioni jazz

Non c'è il due senza il tre
Sono rapita da un'orchestrina jazz. Clarino, contrabbasso, sax e batteria avrebbero dovuto trasportarmi altrove, lontano dai pensieri quotidiani. E invece no. La frusta sul charleston mi teletrasporta direttamente nel mio frigorifero. Laggiù dormicchia l'infame panna cotta.
Dopo le traversie della Pasta Frolla, pensavo che il resto del percorso, sarebbe stato più easy. Sbagliato.
Il mio viaggio nel mondo dei dolci al cucchiaio è iniziato con una "relazione complicata", per dirla alla FB.
Nella foto, il secondo tentativo, presentabile e accettabile ma non ancora eccellente (vabbè diciamo che mi accontenterò di un quasi perfetta!).
La Panna cotta, quella tradizionale, fatta in casa, senza l'ausilio di preparati è una bella sfida.
Il clarinettista ce la sta mettendo tutta, il contrabassista che usa l'avambraccio al posto dell'archetto dovrebbe colpirmi e farmi dimenticare le consistenze lattiginose, ma no. Sempre lì, a pensare cosa andrà storto. Già, perché, e correggetemi se sbaglio... in cucina uno se lo sente se qualcosa non sta andando per il verso giusto. Al di là delle insicurezze personali e dell'ipotrofica autostima, il sesto senso culinario si accende e nella maggior parte dei casi, la magagna si nasconde dietro l'angolo.

Il concerto in giardino si conclude con un brano dal titolo "Il margine". Quello mio di errore è molto vasto, quello per la riuscita di un dolce molto basso.

La ricetta per una panna cotta tradizionale è molto semplice, ma richiede tempo, va preparata  un giorno prima.
Vista l'esigua quantità di ingredienti e la loro particolare natura consiglio di spendere qualche euro in più acquistando panna di qualità, stile Elena, tanto per intenderci. Il costo del dolce lieviterà un pochino ma i vostri commensali ringrazieranno.

Cosa ci serve? 800 ml di panna, 250 ml di latte, 12 gr di colla di pesce, 200 gr di zucchero.
Attrezzatura: una casseruola, un cucchiaio di legno, stampini per budini o in alternativa uno stampo grande (acciaio, ceramica, meglio evitare i cuki).

ATTENZIONE: quando scegliete la panna e il latte accertatevi che non siano zuccherate. Il latte ad alta digeribilità contiene un agente zuccherante che altera il sapore del latte. Se usate quel genere di prodotto riducete la dose di zucchero a 120 gr.


In una ciotola mettete in ammollo la colla di pesce almeno per 15 min.
Nella casseruola versate la panna, il latte, lo zucchero nella casseruola. Mescolate benissimo. Sistematela sul fuoco piccolo e tenetelo bassissimo. Lasciate scaldare per 20 minuti.
MAI E DICO MAI LASCIAR BOLLIRE IL LIQUIDO, ERRORE TREMENDO.
Il consiglio-ordine di cui sopra è di fondamentale importanza. Se non si sta attenti e si sottovaluta questo passaggio, la vostra panna cotta saprà di latte fumè, e non importa se la filtrerete con attenzione nella speranza di eliminare quell'odioso velo che si è formato. È da buttare. L'ho scoperto a mie spese.
Passati i 20 min, togliete la casseruola dal fuoco, strizzate per bene la colla di pesce, tuffatela nel liquido e fatela sciogliere. A questo punto versate il composto nella forma che avete scelto.
Piccola nota sui contenitori. Sconsiglio vivamente i cuki alluminio monoporzione (quelli per i muffin) perché in questo particolare caso lasceranno alla vostra panna cotta un retrogusto di carta stagnola, la ceramica è splendida ma impiegherà molto di più a raffreddarsi, l'acciaio va benissimo ma imburrato o oliato (olio di mandorle) oppure fate come per i budini. Bagnate lo stampino con dell'acqua fredda in modo che formi un leggero velo. Su quest'ultimo passaggio nutro qualche perplessità.
Una volta riempiti gli stampini, e con queste dosi potete farne almeno 10-12 o forse più in base ai vostri contenitori, lasciate RAFFREDDARE A TEMPERATURA AMBIENTE, il tutto.
Questo è un altro punto cruciale. Non abbiate fretta, MAI. Se accomodate in frigo le vostre creature prima del tempo, la naturale patina che si formerà per lo sbalzo di temperatura sarà più spessa del dovuto e lascerà in bocca quel sapore di burro da fetta biscottata che non piace al palato. E il rassodamento ne patirà.
Adesso siamo nel frigo. Siamo? Sì, siamo, ve lo assicuro, ci entrerete anche voi. Come in un passaggio musicale ripetuto e alzato di un semitono alla volta, a ogni apertura di frigorifero le guarderete, e controllando che non ci sia nessuno, prenderete in mano un pirottino e controllerete la consistenza del vostro dessert.
Come l'acuto del clarino sbaraglia l'emisfero sinistro, perché incomprensibile, il pensiero di quella panna in progress vi trapanerà come un trarlo.
DODICI ORE, meglio QUINDICI. Questo il tempo di soggiorno nel frigorifero.
Non scherzo, i tempi sono questi.

Perché un calvario così, quando in commercio ci sono soluzioni più veloci?
Semplicemente perché il sapore è diverso. Al di là delle consistenze sulle quali sto lavorando e di cui vi darò conto, la dolcezza e la morbidezza della panna cotta, fatta con le vostre sante manine, è un piccolo regalo. Di quelli che sanno di buono.

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