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I nostri Macaron |
Cosa sarebbe successo se Caterina de Medici non avesse portato in dote al suo Enricuccio di Francia i Macaron? Cosa sarebbe successo se il treno fosse stato in orario e lo Chefinformatico ed io non ci fossimo interrogati sul possibile assalto all'intercity?
La pasticceria francese sarebbe più triste e Parigi avrebbe un vessillo in meno. La sottoscritta non sarebbe qui a raccontarvi di questi piccoli esemplari da boutique orafa, perché non avrei conosciuto la MiaFata.
Le porte, nell'ultimo anno, si sono aperte e chiuse molte volte. Il significato recondito delle scelte del Destino non sono ancora chiare ma di certo non hanno precluso né la voglia di sognare né la voglia di cercare altre strade. Parlo al plurale perché con la MiaFata condivido, gestisco e organizzo tanti dei miei sogni e tanto della mia vita. Ed è una delle poche persone che voglio in cucina: a casa mia vuol dire Fiducia con la effe maiuscola.
Siamo diverse. Molto. Ma così vicine all'assomigliarci che si cammina insieme da anni, senza inciampare.
Lei è Giovanna d'Arco. Io Cenerentola. Lei combatte, io tramo nell'oscurità. Lei scalpita. Io mugugno.
Lei prende l'iniziativa in tempi brevi. Io elaboro sul medio lungo termine. Insieme siamo un consiglio d'amministrazione perfetto. Siamo le Imperatrici del piano B. Le nostre biografie sono ricche di porte chiuse malamente e di qualche maniglia difettosa: ciò ci ha regalato la capacità di guardare oltre e di mettere insieme i pezzi, costruendo quelli mancanti con molta creatività.
La MiaFata sbarca nel mio regno dei fornelli verso il tardo pomeriggio. C'è una cena da imbastire, ma la vera questione è: "Facciamo i Macaron?". Dagli spalti una ola. Sono mesi che vogliamo provarci, singolarmente e pluralmente. Nigella fa capolino sorniona dallo scaffale. Impensabile fare quelli veri, quelli complicati, quelli da vera patisserie, simil Ladureè. La cuoca d'oltremanica di solito offre soluzioni agevoli a imprese complicate. Pronti, leggiamo gli ingredienti e come due Cappuccette Rosse, usciamo sfidando il caldo e l'umidità. Il cooperativo supermercato è a tre passi, l'aria condizionata è vicina. La lista della spesa è nella mia testa. Non è un buon segnale.
Scanzonate e libere da brutti pensieri vaghiamo per le corsie un po' così... stile gita fuori porta. Nella borsa più che il ricettario, paletta, secchiello e formine.
Ci raggiunge lo Chefinformatico e come i tre Moschettieri, continuiamo a riempire il cestino.
I pistacchi sarebbero l'ingrediente fondante di questa ricetta ma... io non ci sto. Ci sono 35 gradi percepiti e non ho nessuna intenzione di togliere gusci fino a Samhain. Vada per le mandorle già pelate.
Torniamo alla maison. Si parla francese, n'est pas, stiamo facendo i Macaron.
Nigella alla mano, prepariamo gli ingredienti. Quello, quello e quell'altro... gelo. Sono rintronata come una campana. Non solo non ho memorizzato le giuste quantità di zucchero a velo e non ho nemmeno un chilo di zucchero in casa per rimediare. Chefinformatico, scuote la testa e senza dir niente prende le chiavi della macchina e va a recuperarlo nella sua dispensa. Iniziamo bene.
Cosa ci serve? Per i Macaron (20 coppie): 75gr di mandorle, 125 gr di zucchero a velo, 2 albumi grandi, 15 gr di zucchero semolato. Per la crema al burro: 55 gr di mandorle, 250 gr di zucchero a velo, 125 gr di burro ammorbidito, 2,5 ml di aroma all'arancia. Attrezzatura: robot da cucina, fruste elettriche, 2 ciotole, leccapentola, sache a poche con beccuccio liscio da 1 cm, 2 placche da forno, carta forno.
Un consiglio spassionato: NON FATE QUESTA RICETTA IN ESTATE!!!
Prendete le mandorle e tritatele nel robot da cucina con lo zucchero a velo (125gr). Insieme diventeranno polvere simil cipria. Montate i due albumi a neve, compatti ma non fermi, unite lo zucchero semolato, e riprendete il lavoro con le fruste elettriche fino a renderli immobili. Test della ciotola capovolta. A questo punto preriscaldate il forno a 180°. Unite la polvere di mandorle con gli albumi e lavorateli doucement. Foderate le placche con la carta forno e riempite la sach a poche con il composto. In questo punto della ricetta è successo di tutto. Non so usare la sach a poche, l'impasto mi scivolava dal beccuccio (avevo quello sbagliato), mi si è appiccicato sulle mani allergiche... cose che non andrebbero né viste né raccontate: "Quello che importa è il risultato, n'est pas?". Il come ci si arriva è interpretazione personale. Formate dei dischetti dal diametro di 3,5 cm.
Potete provarci anche con un cucchiaino da caffè. Si può fare ma... come lo Chefinformtico fa notare, si crea una bolla d'aria che non compatta bene l'impasto. Si suggerisce un corso intensivo di sach a poche!
Lasciateli riposare un po', in modo che si formi una pellicina. 10-12 minuti in forno, statico. Passiamo alla crema al burro. Si tritano le mandorle come prima, si lavorano al burro che con sti caldi è già diventato latte condensato e si aspetta il miracolo.
E già. La MiaFata ed io non brilliamo per autostima. Siamo sempre lì a guardare altrove pensando che sicuramente qualcun altro è più bravo di noi. E invece no. In questo caso siamo noi quelle brave, come in tanti altri casi. E diciamocelo almeno una volta. La MiaFata è lì che sbircia i futuri Macaron e quando pigola la Iaddina, applaude perché... Et voilà les Macarons! La platea si alza in piedi: nel forno ce ne sono tanti e ben dorati. Li lasciamo riposare sulla teglia a temperatura ambiente. Ci vuole pazienza. Una volta raffreddati potete farcirli. Se fa caldo metteteli di corsa in frigorifero.
Nel fare questa ricetta, molte cose non sono andate per il verso giusto. Un po' come è capitato alla MiaFata e a me, in questi anni. Facciamo sempre lo stesso errore: ci fidiamo degli altri. Noi certe cose non le faremmo mai a nessuno... e di conseguenza perché qualcuno dovrebbe proditoriamente usarci, sfruttarci e darci un calcio nel sedere? C'è chi lo ha fatto. C'è chi ci ha chiuso le porte quando il nostro Grande Sogno stava quasi per realizzarsi.
Tra una mandorla e l'altra ci siamo guardate in faccia. Ci siamo capite. Un'anno fa, di sti tempi, avevamo grandi progetti, grandi speranze.
Pulendo le ciotole, abbiamo sorriso. Sguardo complice, un cambio di rotta? Un nuovo Grande Sogno?
I Macaron sono pronti. Sono belli, quasi da non crederci.
Una bottiglia di spumante più tardi... La MiaFata apre il frigorifero e guarda i Macaron. Ce l'abbiamo fatta davvero: lei con le sue intuizioni geniali, l'aroma di arancia ha svoltato una crema al burro che sarebbe stata troppo dolce, io con la mia passione.
Tenaci e un po' pasticcione abbiamo spuntato, dalla lista delle cose "difficili" da fare, i Macaron.
Un simbolo, un feticcio, un qualcosa che per noi significa molto.
E da qui si ricomincia. Lasciamo sulla strada le Streghe cattive, le Piccole Fiammiferaie, gli Infausti Presagi e riprendiamo a sognare. Sia quel che sia. Il Destino sa già, da qualche parte è già scritto, che fosse a sessant'anni, o alla casa di riposo, i nostri progetti prenderanno forma magari cambiando destinazione.
Le parole a volte sono superflue. Raccontare di quanto io le voglia bene, di quanto io mi ritenga fortunata ad averla con me, di quanto siano belle le fragilità che solo tra amiche si mettono a nudo, di quanto io mi senta protetta in quel mezzo metro di altezza che ci separa... potrebbe essere superfluo ma oggi ci sta. La MiaFata, alta, bella e forte mi tiene stretta nonostante il caldo.
Prossima mission, questa volta, con temperature prossime allo zero, i Macaron veri, les ètoiles.
Dalla cucina urlo allo Chef: "Guarda su internet, non è che Ladureè ha già dichiarato fallimento?".
Una risata cinica mi dice di no. Ma nella mia fantasia, nel nostro piccolo mondo alternativo, Ladureè siamo noi, meglio ancora, Pierre Hermè al cubo. E chi ha orecchie per intendere intenda, due donne in credito con il mondo, se ben indirizzate posso cambiare una mano di poker con un colpo di mascara.